Marco Signore
Lungo poco meno di 30 centimetri, adagiato sul fianco destro su una lastra di calcare finissimo denominato plattenkalk, il dinosauro di Pietraroja ha finalmente un nome ed una collocazione sistematica. 11 suo nome è Scipionyx Samniticus, ’’Artiglio di Scipione dal Sannio”, in onore di quello Scipione Breislack che 200 anni fa esatti descrisse per primo Pietraroja.
La sua enorme importanza può essere riassunta in questi punti: è il primo dinosauro ritrovato in Italia, è un cucciolo di teropode (dinosauro carnivoro) un ritrovamento rarissimo in paleontologia, è in connessione anatomica perfetta e quasi completo (oltre l’85%), è un nuovo genere e rappresenta una nuova famiglia di dinosauri, è l’unico dinosauro al mondo con parti molli conservate.
Scipionyx Samniticus è una miniera di informazioni per i paleo¬biologi e le sue caratteristiche ossa lo pongono alla base dei tetrapodi più evoluti, vale a dire che Scipionyx (o Skippy, come lo chiamano negli U. S. A.) potrebbe essere un antenato dei Velociraptor o addirittura del Tyrannosaurus. Il suo scheletro rappresenta infatti un ’’mix” di caratteri, tipici di almeno tre gruppi diversi di teropodi evoluti: i veloci Omithominidae, i micidiali Dromaeosauridae, da cui si originano gli uccelli, e gli intelligenti Troodontidae. Il cranio di Scipionyx è corto, con un’enorme orbita, e con i denti perfettamente simmetrici (il che significa che non li aveva ancora cambiati): tutti questi dati ci dicono che Skippy doveva essere molto piccolo quando ha incontrato la morte. La sua età ci viene inoltre confermata dalla mancanza di pleuroceli (aperture laterali) nelle vertebre e dalla non completa ossificazione di alcune vertebre. Le sue zampe anteriori mostrano grandi artigli, ancora ricoperti di uno strato corneo, e forse con il pollice opponibile, ed al centro del petto presenta la furcula, un osso a forma di V allargata, tipico di molti dinosauri avanzati (tra cui gli uccelli). Ma senza dubbio la cosa che colpisce di più è la presenza di organi interni perfettamente visibili. Nella massa muscolare del petto si intravedono alcuni anelli cartilaginei della trachea; più in basso una macchia rossastra è ciò che resta di un grande grumo di sangue (il fegato); mentre l’intestino, spesso e relativamente corto, è visibile in tutti i particolari, incluse le piccolissime pieghe esterne, e lo si può seguire in tutta la sua lunghezza, attraverso il bacino. Infine, i muscoli posteriori, dotati di grandi fibre, che muovevano le zampe e la coda dell’animale.
Ma cosa viene dopo?
Scipionyx è senza dubbio un importante ritrovamento, forse il più
importante nella paleontologia dei vertebrati nell’ultimo secolo. Le informazioni che possiamo ricavare da questo piccolo scheletro sono incredibili.
Ma quello che Scipionyx dovrebbe rappresentare è anche la necessità di curare una disciplina troppo sottovalutata e basata su convinzioni vecchie e superate, che è la paleontologia dei vertebrati. Bisognerebbe finalmente riconoscere l’importanza fondamentale che questa disciplina ricopre nello studio delle scienze naturali, senza ’’fossilizzarsi” su teorie ormai sorpassate, come i dinosauri a sangue freddo o gli pterosauri planatoli, bisogna prendere atto delle nuove scoperte (come la polidattilia nei tetrapodi) e non lasciarsi troppo trasportare da ’’leggende metropolitane”: non è del DNA di dinosauro che abbiamo bisogno anche perchè non esiste ancora un metodo valido ed affidabile per estrarlo, ma occorrono più ricerche su ciò che abbiamo nel territorio, e soprattutto specialisti con tesi aggiornate e seminari tenuti da esperti.
Dr. Marco Signore
(co-autore dell’articolo sullo Scipionyx pubblicato sulla rivista NATURE)