Arcangelo Izzo
GIOVENALE: LA PITTURA DELL’ANNUNCIO
È stato ritrovato a Pietraroja di Benevento Scipionyx samniticus, il cucciolo di dinosauro, chiamato ’’Ciro” che apparentemente sembra un nomignolo affettuoso, ma che etimologicamente significa, ”il forte, il potente”.
’’Ciro” ha centotredici milioni di anni ed è il primo dinosauro ritrovato in territorio italiano.
Il ritrovamento sarebbe rimasto un meraviglioso fenomeno, legato al mondo dell’archeologia e alla ristretta cerchia degli addetti ai lavori, se non fosse intervenuta la creatività di un artista che ha fatto rivivere, oggi, il piccolo mostro millenario, attraverso i materiali più poveri e duttili, più malleabili e nobili, attraverso tecniche molteplici, arcaiche e moderne.
Si tratta di Giovenale, artista beneventano, molto discreto e riservato, ma già presente in mostre di sottile rilevanza poetica, all’estero e in Italia. Per ’’Ciro” tuttavia c’è stata una vera esplosione.
C’è stata una grande rincorsa della critica a cercare le dinastie degli artisti cui apparentare Giovenale, si sono inventate e scoperte
analogie stilistiche e formali. Si sono individuati riferimenti surrea¬listici, metafisici e anche transavanguardistici.
Per noi, quella di Giovenale, resta essenzialmente la pittura dell’annuncio: che riesce a salvare la memoria della storia e la forma delle forme simboliche dalla deriva della società dello spettacolo e del consumo, e dall’indifferenza che rende intrattenimento salottiero persino il teatro.
Nelle sue opere, infattij'Giovenale annuncia sempre una nascita a cominciare dalla ’’luce” che esce dalla porta del cielo e inaugura il giorno, miracolo sempre diverso, sempre differente, di fronte al quale gli antichi si inchinavano come davanti alla divinità; quella luce illumina il paesaggio geografico in cui con lo stesso misticismo si muovono i personaggi e le cose del mondo di Giovenale, cui il colore dà vita come un soffio divino: sono ’’figure” delle maternità, della pietà familiare, donne solitarie e pensose, fantolini a stento riconoscibili, appena nati o bambini che si muovono come angeli custodi, aerei, leggeri, sempre inquadrati in un’atmosfera, in un clima e in un cielo che sembrano l’ispessimento dei colori dell’alba, del mezzogiorno, del tramonto e della notte; intorno zane, oggetti, strumenti
musicali, figure della geometria piana e solida, intuitiva e spirituale (l’esprit de geometrie e l’eprit de finesse), i fiori delicati come le campanule, i fili d’erba alitati da uno spirito sottile, scandiscono il succedersi delle scene secondo la ’’grammatica” dei cantastorie, dei giullari e della ’’lauda” francescana.
Dalla somiglianza del dissimile e dalla differenza della ripetizione scaturiscono, a livello linguistico ”La delicatezza di Immagini ”, ”Il trionfo del significato” e una ’’Sintonia infranta”, a livello drammatico ’’Nell’ora della ricostruzione” e ’’L’ANNUNCIO, in un silenzio sconcertante”; a livello poetico l’ipotesi di ’’Unire i tempi”, dal futuro alla preistoria attraverso i valori della Storia e le forme simboliche dell’arte.
Solo così il lavoro sul cucciolo di dinosauro diventa la fiaba di ’’Ciro” non più intesa come racconto letterario, ma come ’’azione” che si svolge tra la profezia e il destino, secondo il dettato di una ’’pittura generativa” e secondo la lingua latina.
Arcangelo Izzo